IL RESTAURO DEL CLEMENTI GRAND-PIANO N. 931 DEL CONSERVATORIO DI S.CECILIA DI ROMA
Il pianoforte Clementi grand n. 931, del Conservatorio di S. Cecilia, di Roma (fig. 1), costruito a Londra nei primissimi anni dell'Ottocento, è un raro esemplare della tipologia da concerto del marchio di edizioni musicali e fabbricazione di pianoforti (fig. 2), fondato nel 1798 dal ”padre del pianoforte”, Muzio Clementi. Tale marchio, aggiungendo o sottraendo nomi di altri partners, fu attivo fino al 1832.
Attorno agli anni 1999-2002, quando stavo ultimando il restauro di questo strumento, avanzai un'ipotesi di datazione entro la finestra temporale 1810-'15, sulla base di un'attestazione più tarda dei pianoforti a coda Clementi con estensione di 6 ottave piene (si veda anche in Martha Novak Klinkscale: Makers of the piano 1700-1821. Oxford University Press 1993).
In seguito mi hanno fatto riflettere alcune affermazioni contenute in lettere di Clementi, dalle quali si desume che dal 1803 la sua manifattura aveva messo sul mercato pianoforti a coda "con tasti acuti addizionali". Anche il primitivismo della "english grand action" di questo pianoforte (del tutto priva dei perni degli scappamenti, basculanti semplicemente all'interno di una feritoia praticata sui tasti e pertanto piuttosto scomoda e poco scorrevole per il pianista) depone a favore di una datazione anticipata ai primi anni dell'Ottocento.
Questo lussuoso pianoforte n. 931 è probabilmente quello donato da Clementi stesso alla Nipote Maria Felice, residente a Roma, come si legge in una lettera al fratello Gaetano datata Londra, 12 marzo 1802: "Il Piano e Forte vi prego presentarlo alla mia cara Nipotina come un picciolo regalo di mia parte...", (si veda in "Muzio Clementi, Epistolario 1781-1831" a cura di Remo Giazotto, Accademia nazionale di Santa Cecilia, Roma 2002, pp. 123-24). Questa lettera documenta, oltre al lungimirante interesse di Clementi per la formazione musicale della giovane, alla quale indirizzava alcuni premurosi consigli pratici per lo studio del pianoforte, anche la proprietà originale dello strumento, che ne impreziosisce ulteriormente il valore storico.
Questo pianoforte, di 234 cm. di lunghezza ed estensione di 6 ottave (Fa 0 – Fa 6), è caratterizzato da un elegante mobile, rifinito esternamente di mogano e palissandro con filettature di ebano e acero, sostenuto da quattro affusolate gambe di mogano massiccio. Esso è in tutto afferente alla tipologia inglese, di cui adotta una tipica versione della “English grand action”: una meccanica mutuata da quella di Bartolomeo Cristofori.
Pur nell’ambito dell’estetica timbrica di un’epoca nella quale il pianoforte si stava ancora svincolando dalle sonorità clavicembalistiche, questo strumento ha rivelato dopo il restauro acustico una sonorità piena e cantante. Secondo quanto testimonia J.N.Hummel, questo aspetto costituiva appumto il carattere timbrico distintivo della tipologia inglese (allora la più diffusa assieme a quella viennese) sullo scorcio dell’epoca classica.
Il problema della continuità nella progressione della gamma dalla tessitura grave a quella acuta (tema ricorrente nella storia del pianoforte), è felicemente affrontato in questo strumento Clementi, attraverso l’accorto equilibrio fra la raffinata tavola armonica, l’incordatura (di ferro e ottone, sviluppante sul telaio ligneo una trazione di circa 4500 Kgf.) (fig. 3 e 4), e la martelliera: costituita da sei strati di pelli pregiate (fig. 6), di consistenza decrescente, applicate a un’anima di mogano. Questo sapiente assetto parte, come nella liuteria classica, da una perfetta scelta del legno di picea abies Karst. (abete rosso) che compone la tavola armonica, dotata di una risonanza eccezionalmente efficace.
Il felice risultato fonico è congruo alla circostanza che vedeva coincidere nella stessa persona dell’imprenditore-supervisore, anche il pianista e il compositore: e in questa triplice veste M. Clementi non poteva che chiedere alla tipologia da lui stesso elaborata di dar vita in modo compiuto e intenso ai molteplici registri della sua fondamentale ricerca sul lessico pianistico e il carattere del pianoforte, la più sistematica realizzata fra il classicismo e l’estetica romantica.
Il restauro timbrico-estetico
Prima del restauro, questo pianoforte non era in grado di suonare: l’obsolescenza della “macchina acustica” e la perdita di numerosi elementi lo rendeva completamente inutilizzabile e inintelligibili i suoi caratteri timbrici originali.
Il restauro è stato realizzato da Flavio Ponzi dal 2001 al dicembre 2003, nell’ambito della lunga ricerca da lui compiuta sul ripristino e il riutilizzo delle tipologie pianistiche del XIX secolo. Tale ricerca ha mirato a stabilire un equilibrio ottimale fra le esigenze conservative e gli alti parametri di definizione timbrica e meccanica che sono indispensabili per l’uso interpretativo e concertistico di tali strumenti. Applicando il metodo che Flavio Ponzi ha definito in molteplici esperienze, presentate in sedi scientifiche internazionali, i risultati del restauro sono continuamente sottoposti alla verifica oggettiva, attraverso la quantificazione dei caratteri fisici dello strumento, e l’analisi comparata delle forme d’onda e degli spettri armonici tridimensionali. Tale metodo prevede anche l’integrazione di elementi mancanti (per usura o vicissitudini dell'oggetto), che sono realizzati come copia storica, entro una minuziosa analisi di filologia costruttiva.
Tralasciando qui gli aspetti dovuti al grave degrado esteriore del mobile, frequente in pianoforti risalenti a questo periodo, va ricordato che i problemi più importanti che il restauro doveva risolvere erano costituiti dalla perdita completa di 27 martelli (su 73), e dall’impossibilità di tenuta delle caviglie e delle punte d’attacco delle corde (a causa del parziale sgretolamento dell'elegante fascia ricurva di rovere nella quale le punte stesse sono infisse), aspetti che ne avrebbero reso del tutto impossibile l’accordatura e conseguentemente l’uso.
Un ulteriore problema era costituito dalla consunzione e rosura pressoché completa delle pelli degli smorzatori, perciò completamente inefficienti.
La tavola armonica e il telaio ligneo di questo pianoforte hanno invece mantenuto durante quasi due secoli un assetto ottimale (fig. 5), presumibilmente tuttora molto simile a quello originale: aspetto che documenta l’eccezionale qualità delle scelte costruttive.
Non va inoltre dimenticato che il pianista suonando esercita un’azione di per sé fortemente distruttiva nei confronti delle martelliere (pur se meno marcata sui martelli di pelle rispetto a quelli ricoperti esternamente di feltro): per offrire la massima garanzia conservativa a quanto restava della martelliera originale, permettendone nel contempo il pieno riutilizzo, il restauro ha integrato tale martelliera con i 27 martelli mancanti, per consentire una piena valutazione anche nei tempi futuri, del carattere timbrico di questa preziosa testimonianza estetica. Nel contempo è stata eseguita anche la replica completa della martelliera originale stessa (fig. 6-7), preservata così da ulteriore usura, procedendo complessivamente alla replica di circa 150 martelli. Tale replica è destinata ad essere utilizzata in modo prevalente, anche se non esclusivo, essendo le due martelliere intercambiabili. Come si può comprendere ciò ha garantito agli interventi eseguiti il più alto livello di reversibilità e rigore conservativo. La replica è comprensiva della relativa parte meccanica (fig. 7 e 9) e per realizzare questo particolarissimo manufatto, ovviamente di concezione assai diversa dall’attuale, è stata appositamente predisposta una speciale "macchina" per la costruzione dei martelli nuovi: la forma di tale macchina e le procedure di assemblaggio dei martelli hanno interpretato alcuni segni caratteristici impressi sui materiali antichi dal procedimento originale. Sono così state fedelmente replicate le misure e la tipologia dei materiali originali che costituiscono i martelli: un anima di legno di noce (culminante in una "nocetta" di mogano), cui sono sovrapposti sei strati, fra pelle bovina e di cervo (fig. 6-7 e 9).
Sono stati inoltre eseguiti numerosi test acustici confrontando le forme d’onda del suono dei martelli originali con quello dei martelli replicati (fig. 9). Tali test hanno documentato la stretta somiglianza di identità timbrica fra originale e replica (sei degli esempi sonori sono allegati in calce). Lo strumento dispone ora di due martelliere: in occasione della consegna (e conseguentemente dell'inaugurazione del restauro), si è preferito montare la meccanica replicata (ovviamente non ancora sottoposta alle capricciose circostanze legate all'utilizzo e al degrado storico), in vista della sua maggiore maneggevolezza, e della maggiore omogeneità di gamma timbrica e dinamica.
Anche per quanto riguarda il problema dell'insufficiente attrito delle caviglie, è stata applicata una tecnica sperimentale di ricostruzione dei fori, elaborata all’interno della complessiva ricerca di Flavio Ponzi, che ha permesso di riutilizzare completamente le caviglie originali, restituendo loro un attrito ottimale nei confronti della coppia torcente impressa dalle corde, e rispettando l'integrità del somiere.
Questo restauro ha così pienamente ripristinato la fisionomia di questo prezioso bene storico, straordinario documento dell’idea timbrica e meccanica di pianoforte, a cui s’ispirò Clementi attorno ai primi due decenni dell’Ottocento.
NOTA I campioni sonori che seguono sono stati registrati subito dopo il montaggio dei martelli (originali e replicati), sulle rispettive meccaniche (ottobre 2002): il suono dei martelli originali (nei quali le pelli sono solcate e un po' consunte alla sommità), è come facilmente prevedibile leggermente più pungente, di quello dei martelli replicati, al momento della registrazione intatti e del tutto privi di solchi. |
||
Ascolta MI 1 (martello originale), quarto livello di sollecitazione meccanica
Ascolta MI 1 (martello replicato), quarto livello di sollecitazione meccanica
|
||
Ascolta LA 1 (martello originale), quarto livello di sollecitazione meccanica
Ascolta LA 1 (martello replicato), quarto livello di sollecitazione meccanica
|
||
Ascolta LA # 2 (martello originale), primo livello di sollecitazione meccanica Ascolta LA # 2 (martello replicato), primo livello di sollecitazione meccanica
|
||
|
Dopo questo lungo Restauro, il Clementi grand n. 931 è stato inaugurato in occasione del 250° anniversario della nascita di Muzio Clementi, il 5 dicembre 2002, con una giornata di studio conclusa dal concerto di Luciano Cerroni, dedicato alle Sonate di Clementi.
Per maggiori informazioni su tale giornata di studio e per l'ascolto di stralci del concerto, consultare la pagina:
L 'Inaugurazione del Clementi Grand-Piano n. 931, del Conservatorio di S. Cecilia.
Antique Romantic Pianos
Ricerca interpretativa e di restauro su fortepiani e pianoforti del periodo classico, romantico e post-romantico
Home Finalità Contributi critici Restauri, esperienze Documenti audio e video Replica di martelliere e di parti meccaniche Contatti English